Questo progetto fa parte della ricerca della Cattedra di Antonino Saggio
iniziata nel febbraio del 2016
Questo progetto fa parte della ricerca della Cattedra di Antonino Saggio
iniziata nel febbraio del 2016
UnLost Territories
il progetto è pubblicato nel libro
UnLost Territories
Ricostruire la periferia a Roma Architettura e società nei territori abbandonati
a cura di Antonino Saggio Gaetano De Francesco
Epub Black&White Color
***
II
Sport Tech
Centro di Ricerca per le tecnologie applicate allo sport
Savina Leggieri
AA 15-16 Tesi Discussa il 22 marzo 2017
Relatore Antonino Saggio
Il progetto si misura con alcuni dati della condizione del quartiere sia dal punto di vista economico produttivo che da quello morfologico e urbano. Dal punto di visto economico, il progetto entra in relazione con la struttura industriale del quartiere Tor Sapienza e con il collegamento relativamente agevole attraverso la linea ferroviaria e il Gra al territorio circostante.
In questo quadro il progetto individua nell'innovazione tecnologica applicata allo sport una valida ipotesi di programma: Sport Tech è un Centro di Ricerca per le tecnologie applicate allo sport, un programma che è stata verificata attraverso interviste e contatti con la società WyLab che opera nel settore dal 2016. Si tratta di un programma di mixité che fa centro sullo sport declinato sia in aree tecnologiche che in aree manageriali, commerciali e sperimentali. Sport Tech vuole sottolineare che nella estrema periferia di UnLost Territories vi è spazio per un programma innovativo.
Dal punto di vista della morfologia urbana, il progetto si confronta con un intorno caratterizzato da muri e precinti che se operano come chiusure e respingimento rispetto all'esterno, dall'altra consentono il funzionamento stesso delle varie strutture e dei loro programmi d'uso. L'edificio si pone come continuazione del precinto del Museo dell'altro e dell'altrove di Metropolitz - Maam - verso Nord. La dialettica muro/confine presente nel Maam come in altre strutture del quartiere, ha portato a studiare una soluzione plastica che da un canto si presentasse come muro, ma dall'altro garantisse dei momenti strategici di permeabilità con il tessuto urbano.
All'interno dell'edificio, il movimento, la dinamicità e le stesse attività sportive che vi si svolgono, suggeriscono una strategia spaziale che è anche, in una certa misura, una strategia coreografica: relaziona infatti corpo, sport e movimento. Il lavoro di Steven Holl con la coreografa Jessica Lang in particolare, individua quattro situazioni fondamentali del rapporto corpo spazio: under | on | in | over. Sulla base di queste indicazioni, suggestive e preziose, l'edificio sviluppa una articolata spazialità sezionale attraverso degli eventi plastici caratterizzati proprio da queste quattro categorie. Le rampe, i lucernari, gli spazi di lavoro e gli stessi elementi dissipatori sismici nel sottosuolo giocano tutti un ruolo almeno doppop: da una parte sono necessari elementi dell'edificio, dall'altra sono protagonisti della strategia spaziale e della coreografia dei movimenti. Pertanto, sia l'andamento plastico del volume di insieme del fabbricato, permeabile e sfioccato, che il suo ricco e differenziato mondo interno, costituiscono punti di particolare applicazone della ricerca progettuale.