PERCHE' IL SECONDO MOVIMENTO

 

Tra i quattro movimenti che compongono la nona (allegro ma non troppo, un poco maestoso; molto vivace; adagio, molto e cantabile; presto) la nostra attenzione si è soffermata sul secondo.
Lo Scherzo.
Notoriamente in una sinfonia tale sezione occupa il terzo posto, con la funzione di distendere l'ascoltatore dopo le parti più "colte" dell'introduzione e dell'adagio, ma Beethoven non rispetta l'impostazione classica che già aveva usato nelle altre sinfonie (inserendo addirittura un brano lirico nel finale). Nella Nona infatti l'introduzione è lunga e descrittiva e richiede quindi anticipatamente una distensione, lo scherzo appunto, il quale tra l'altro ha anche la funzione di anticipare il contenuto di tutto l'ultimo settore.
Lo scherzo è una forma musicale derivante dal più antico minuetto. Quest'ultimo è un tipo di componimento che accompagnava le danze e la cui peculiarità è il forte aspetto ritmico.
Tale sezione del brano evidentemente si adatta al nostro intento che è quello di tradurre in un'esperienza grafica animata, come in una danza contemporanea e astratta, le melodie beethoveniane.

 

DIAGRAMMA DELLE FREQUENZE - 2° MOVIMENTO

Già a guardare lo spartito si nota il dinamismo che anima il 2° movimento. L'esposizione del tema di 8 battute è costituito da incisivi salti di ottava "vuoti" e si rimane subito colpiti dal "ff", enfatizzato dalle pause di 4 intere battute (la metà del tema!!) che lasciano il fiato sospeso; inoltre c'è la "scossa" dei timpani che suonando da soli anch'essi l'ottava vuota fanno da tramite tra l'incipit di soli archi e l'ultimo "balzo" in cui è chiamata in azione quasi tutta l'orchestra. Decisamente un inizio coinvolgente, che, per di più, lascia nell'incertezza di una tonalità non definita!! E quanta agitazione per appena 4 secondi di musica!!! Dalla nona battuta in poi invece comincia un "pp" in cui partendo dalla solita ottava vuota si arriva finalmente a capire la tonalità, re minore, in cui è stata concepita l'opera (con l'apparizione della modale alla 10° battuta) e iniziano a susseguirsi (quasi come in un canone) le ripetizioni ed armonizzazioni del 1° tema, affidate inizialmente solo agli archi.

DIAGRAMMA DELLE FREQUENZE - PRIME 40 BATTUTE 2°MOVIMENTO


Se anche il nostro lavoro di traduzione in immagini si arresta alla battuta 40 (per ovvie ragioni di tempo), dove ancora il "pp" procede nel suo "Molto Vivace", andando avanti nell'ascolto si possono apprezzare sempre di più la dinamicità e la varietà del 2° tema, delle esposizioni e delle meravigliose transizioni che, insieme ad un attivo gioco dei colori e a varie modulazioni, danno il giusto respiro all'intero brano. Fino ad arrivare al cosiddetto "Trio", una sezione che col suo ritmo in 4/4 si contrappone allo scherzo pur mantenendo col suo "presto " il carattere veloce e spedito e va a formare con il tema ripetuto all'ossessione (ben 19 volte!!) una sezione (in re maggiore) dotata quasi di vita propria, che va anche ad anticipare il tema dell'Inno alla Gioia dei movimenti successivi; un "mondo a parte", dunque, per "riscuotersi" dal quale c'è bisogno dello stacco netto della ripresa del ¾ con le 8 forti battute iniziali. Notevole l'energia della "Coda" che in appena 29 battute riassume tutto il 2° movimento (trio compreso) e conclude in modo secco.

Premesso che nessuno dei componenti del nostro gruppo di lavoro è un musicologo qualificato, ci siamo tuttavia cimentati in questa analisi della partitura piuttosto istintiva al fine di entrare nella logica del brano e cercare di cogliere quelle caratteristiche peculiari che rendono decisamente unico il 2° movimento e che sono quelle che l'uditore coglie anche senza compiere un ascolto sistematico e senza rendersi conto del perché. Ovviamente nella fase di studio ci siamo avvalsi di testi musicali specifici, rivolti non solo alla lettura dello spartito beethoveniano che ci riguarda più da vicino, ma anche alla genesi delle 9 Sinfonie in generale, alla storia del compositore e del Romanticismo. Non abbiamo mancato poi di compiere un ascolto attento di tutta la Nona, delle altre Otto e abbiamo cercato di spaziare (per quanto possibile!!) nel panorama musicale al fine di cogliere (sempre in modo sempre piuttosto istintivo!!) le differenze emozionali che si hanno rivolgendosi ad uno piuttosto che ad un altro genere. Anche in conseguenza della lettura di "Total Serialism" di M. Bandur e di "Musica, Architettura" di I. Xenakis ci siamo trovati molto attratti dalle esperienze compositive del '900 approcciando con le quali abbiamo colto una forte apertura da parte dei fenomeni musicali del secolo scorso a dialogare con le altre arti. Tuttavia la complessità sonora e la poca immediatezza di comprensione (e la conseguente difficoltà di comunicazione) proprie della dodecafonia o della Serielle Musik o della Musica Stocastica, tutte animate da spirito sperimentale, ci hanno indotto a guardare un po' indietro ed affidare la nostra volontà espressiva al Romanticismo, in assoluto il più grande stimolatore di emozioni sensoriali.
Oltre allo studio propriamente musicale ci siamo, naturalmente, documentati sulle attuali e passate esperienze di associazione dei principi compositivi sonori alla sfera delle arti grafiche e all'architettura, scoprendo che tale dialogo tra mondi creativi ha origini veramente molto antiche e che, benché oggi non abbia una grande eco, esso ha animato sotto molteplici aspetti la storia dell'arte.