L'onda di Aalto. Ricominciare a Muuratsalo
 

pubblicato come
L'onda sensuale di Aalto
Diario n.5,III 4 febbraio 1998 (pp. 52-54)
 


photo Chelsea Besser

 

Alvar Aalto 1898-1998, maestro finlandese

di Antonino Saggio

L'articolo è stato pubblicato per ricordare il centenario della nascita di Alvar Aalto, architetto finlandese che influenzò profondamente l'architettura italiana del secondo dopoguerra, attraverso la lettura di una sua opera: la piccola casa che realizzò nel 1953 sul lago di Muuratsalo, per ricominciare.

Alla casa si arriva solo attraverso il bosco. Il percorso è lungo. Si scende e si risale, si annusa e inciampa, si capta l'acqua del lago in filigrana tra i rami. I ciottoli in basso si trasformano in rocce come dorsi di balena arenata con i molluschi sulla schiena. L'acqua si fa lucente, increspata, viva e infine eccola, la casa. Un segno asciutto, due lame bianche che si impennano a V. Apparente segno di astrazione umana in questo paesaggio, la casetta di Alvar Aalto sul lago manda poliedrici messaggi. Questa architettura parla della vita, dell'amore e del significato.

La casa è prima di tutto un oggetto artificiale, con il bianco delle sue mura esterne, la pianta a C che raggruppa gli ambienti attorno alla corte, la coda di padiglioni che si snodano a monte verso la foresta. Ma la piccola casa di vacanza è anche ricerca di un accordo con la natura. Tutti i rapporti sono qui giocati sulla "mediazione", una parola chiave, di cui Aalto giovanissimo scrisse ricorrendo all'iconologia rinascimentale. Seduta nel portico tra la strada e la propria camera, Maria accoglie l'angelo che in ginocchio le annuncia la vita. Dalla corte o dal minuscolo soggiorno a Muuratsalo, una serie di schermi successivi (gli infissi, le prospettive convergenti e accelerate dei muri di confine della corte, il ritmo verticali degli alberi, le grandi rocce con i cespugli) risucchiano dentro di noi la superficie liquida del lago e del cielo. È un rapporto tutt'altro che vitalistico e diretto con il paesaggio, ma ugualmente poetico e necessario. Uomo e natura si rappresentano, con i mezzi dell'architettura, attraverso la storia degli anni passati e dei dolori.

Aalto, cinquantenne accademico finlandese e architetto di straordinario prestigio internazionale, aveva scoperto il luogo andando in barca per il lago con una sua collaboratrice durante le pause della costruzione del piccolo municipio nella vicina Säynätsalo, anch'esso realizzato attorno alla corte aperta-chiusa di un borgo medievale di mattoni rossi.

Era in una fase difficile e amara della sua vita. La guerra era finita da pochi anni, e la storia aveva respinto la profonda umanità che aveva caratterizzato il suo contributo alla cultura degli anni Trenta. Dopo aver capito come superare le rigidezze del funzionalismo tedesco nel celeberrimo sanatorio di Paimio, Aalto aveva creato tutto attraverso la sua onda. La sua architettura rivelava la naturale sensualità di un abbraccio ai boschi, ai laghi, ai fiordi. Disegnava, allora, vasi o sedie, bicchieri o poltrone curvando legno e vetro, creava ville o case di operai, biblioteche e fabbriche basandosi sul collage, sui colori e sulle tessiture, aveva creato un'icona di tutta l'architettura moderna con il padiglione del suo paese a New York, fatto con bande di legno curvato e sovrapposto per testimoniare della gioia di un paese nuovo, che porta al mondo un rapporto con la natura che è economia, cultura, politica, musica, architettura, design. Eravamo nel ‘39, ma il tradimento di quelle speranze nella guerra mondiale, e insieme la perdita della moglie Aino nel '48 lo sprofondano nella depressione

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Conosciuta da studente, Aino aveva accompagnato l'emergere e l'affermarsi di Alvar da attivo, vivace e dotatissimo architetto finlandese a star nel panorama internazionale. Alla dottrina poetica di Le Corbusier, alla didattica di Walter Gropius direttore del Bauhaus, all'astrazione algida ed elegantissima di Mies Van Der Rohe, Aalto sostituì le ragioni del suo io diverso. Ai congressi si presentava raccontando gli incontri fatti in treno, spiegando le proprie idee con le mani e le espressioni, facendo schizzi, scuotendo tutti con la sua prorompente ed informale umanità. Per lui era importante "essere con la visiera alzata", non nascondersi ma rivelarsi, non precettare ma fare, vivere l'architettura con gli altri. I suoi valori non erano disciplinari ma quelli di tutti: l'amore, l'onore, l'onestà.

Ma ora, scomparsa Aino, e affermato questo modo di essere in molte opere divenute per altri moda, Aalto è incerto e proprio con questa casa tenta un nuovo inizio.

Alle serpentine dei suoi vasi, sostituisce gli angoli retti, al collage di colori e materiali della romantica Villa Mairea del ‘38 una architettura giocata sul contrasto tra il bianco esterno e il rosso dei mattoni della corte (pur se vibrati e tessuti all'infinito in una quasi parossistica sperimentazione), all'abbraccio delle forme, una ritrosa timidezza, una apertura solo mirata.

Elissa, la giovane assistente, cura, asseconda, accompagna il processo. Esattamente sugli stessi temi, chiusura-apertura, impianto a C, uso quasi esclusivo del mattone, Aalto sviluppa oltre il Municipio e la casa anche la costruzione del suo nuovo studio a Helsinki. Sposa Elissa nel 1952, Aalto appare rigenerato, la casa si completa nel 1953.

A guardare la sua immensa produzione in questo dopoguerra i successi sembrano ancora più grandi di quelli dell'anteguerra. Costruisce centinai di edifici, dà forma a interi brani di Città (come la Rovaniemi distrutta dalla guerra o i complessi urbani di Seinäjoki, Alajärvi, Jyväskylä dotati di teatro, centro civico, servizi sociali), ha grande parte in due campus universitari (Otaniemi e Jyväskylä), a Helsinki realizza sale di musica, palazzi di uffici, case per studenti, l'enorme auditorium e sala congressi della Casa Finlandia e chiese, molte chiese per tutto il paese. Ma a ben guardare Aalto non riuscirà più a trovare completamente un nuovo se stesso.

Intendiamoci. I suoi spazi interni sono sempre tra i più belli mai realizzati, nelle biblioteche, per esempio, inventa un tipo di edificio fluido e interconnesso in cui la lettura è celebrata in tutti i suoi aspetti; la sapienza costruttiva raggiunge un controllo assoluto; a ogni situazione di programma e di luogo riesce a dare un accento suo. Riesce a realizzare anche all'estero. Molto in Germania e anche, unico tra i maestri internazionali, in Italia (una chiesa a Riola, nell'Appennino tosco-emiliano). Ha numerosi continuatori e la sua lezione diventava fondativa di tutta l'esperienza dell'Ina-Casa Italiana che dà forma nell'Italia anni Cinquanta a un rapporto non ostrusivo tra case e paesaggio.

Ma nelle sue opere a partire dagli anni Sessanta appaiono anche segni di follia, di gigantismo, di individualismo (e fu criticato aspramente per questo dai giovani architetti del ‘68 finlandese).

Improvvisamente emergono stilemi rigidi e accademici, che sembrano far ripiombare indietro tutta la sua ricerca. Impone il rivestimento con costose pietre italiane, che in realtà non funzionano nel rigido clima finlandese, lui architetto dell'amore e dell'onda crea una specie di colosseo quadrato in marmo bianco per un nuovo edificio a Helsinki e diventa, al di la delle apparenze, progressivamente infelice. Alle conferenze arriva in ritardo e Elissa lo ritrova nelle taverne, oppure liquida l'uditorio con frasi come ‘‘L'architettura è difficile" e manda le centinaia di convenuti a casa. Collabora senza entusiasmo quando lo invitano come consulente e innumerevoli sono gli aneddoti legati all'abuso di alcool.

È come se, spento l'afflato organico che lo legava alla natura, appiattita la curva sensuale e vitale della sua onda, la follia nordica (quella di Ofelia che perso l'amore di Amleto nell'acqua si immerge e viene seppellita) non possa che condurre verso la morte con un sentimento di follia, di dolore profondo che annega.

La casetta sul lago di Muuratsalo è un'opera anche drammatica. Che può essere letta come un tentativo di riconquista e di ricostruzione, ma anche come l'inizio del distacco dalla natura, di schermatura e di abbandono, di addio alla vita e di apertura alla follia della morte. L'architettura, in questo caso, parla anche tragicamente.

Il suo intero percorso può essere visto, ci scuseranno gli storici, con una fase di inizio in cui cerca nel classicismo i modi di rappresentare l'originalità della sua terra, quella successiva in cui capisce come innovare "umanamente" le regole del funzionalismo, quella degli anni Trenta con una esplosione vitale e sconvolgente di creatività in cui la sua onda organica, barocca e sensuale avvolge tutto, poi un tentativo di reinizio nel primo dopoguerra e infine, nell'ultimo ventennio, gli enormi successi del suo fare. Ma Aalto come uomo e come artista, superata la guerra non è mai completamente rinato. Si è abbandonato lentamente alla sua fama e al suo successo e come artista, da questi, fu sconfitto.

Antonino Saggio
 
 

Alvar Aalto (omen nomen, il suo vuole dire onda in finlandese) è uno dei più grandi architetti di questo secolo. Nato cento anni fa in un paese finlandese (Kuortane il 3 febbraio 1898) è cresciuto a stretto contatto della natura con un nonno guardia forestale, un padre agrimensore e da ragazzo dipinge laghi e boschi. Giovane architetto si ispira al classicismo nordico e all'architettura italiana ma nel 1927 aderisce al funzionalismo internazionale e completa nel 1933 il Sanatorio di Paimio che ne rappresenta un avanzamento originale. Negli anni Trenta il suo linguaggio si rende completamente autonomo e abbraccia tutti i temi dell'architettura dal design all'urbanistica. Autore di opere significative nel panorama della ricerca di architettura d'avanguardia (il padiglione finlandese del ‘39 a New York, la Villa Mairea del '38, La Biblioteca di Viipuri del '35) nel primissimo dopoguerra ha risieduto, insegnato e progettato in Usa. In Finlandia ha costruito negli anni Cinquanta opere piccole e poetiche come la propria casa a Muuratsalo, il nuovo studio a Helsinki, il Municipio di Säynätsalo. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta il suo lavoro si è applicato anche a temi come la costruzione e ricostruzione di grandi centri civici (Rovaniemi, Seinäjoki, Alajärvi, Jyväskylä) e molte chiese, tra cui la chiesa a Riola nell'Appennino tosco-emiliano. È morto a Helsinki l'11 maggio 1976

Manifestazioni per il centenario. La figura di Alvar Aalto verrà ricordata per tutto il 1998 con iniziative in Finlandia e all'estero. Tra queste si ricorda la grande retrospettiva organizzata dal MoMA di New York, "Alvar Aalto: between Humanism e Materialism" 19 Febbraio 98 -19 maggio 98 che sarà poi itinerante, mentre in Finlandia si tiene la mostra "Alvar Aalto in sette edifici" Helsinki Art Hall dal 3 Febbraio 98 al 29 marzo 98 e "Gioco di Luce" al Design Forum di Helsinki dal 3 febbraio 97 al 1 marzo 98, che verterà sulla progettazione delle lampade e più in generale sul trattamento della luce. Altre mostre a cura del Museo Alvar Aalto di Jyväskylä (tel. 358-014-624807 Kaarina.mikonranta@jkl.fi) saranno ospitate nelle città finlandesi dove prominente è stato il ruolo dell'architetto. Sono in programma anche nuovi libri, documentari televisivi, francobolli, monete e soprattutto il restauro di alcune opere, tra cui la biblioteca di Viipuri. In Italia le riviste Costuire e Abitare nei fascicoli di gennaio hanno dedicato spazio all'evento con nuove ricognizioni fotografiche e saggi critici. Altre informazioni presso l'Ente del Turismo finlandese tel. 02.86464914.

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