Critica dell'Architettura


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Una task force per l'architettura.

di Antonino Saggio Pubblicato su "Costruire"  Critica dell’architettura. Task force per L'architettura
n. 215, Aprile 2001 (p. 32).



 

A volte avremmo voglia che nelle città esistessero dei gruppi di guastatori architettonici. Dei guastatori al contrario intendiamoci. Cioè dei gruppi che rimettessero con un blitz di ragionevolezza e di buon senso le cose al loro logico posto. Le azioni possibili sarebbero innumerevoli. Dalle più semplici, come togliere le impalcature o i residui di cantiere che rimangono per mesi ad opere ultimate, alle più complesse come fermare lo strapotere degli specialisti (a Roma per esempio si sono devastati quasi tutti gli edifici pubblici con faraoniche scale antincendio). A questa speciale task force vorremmo fosse dato il privilegio di togliere quella cordicella, di rimuovere quel cartello, di aprire o chiudere quella strada. L' idea mi è venuta mentre visitavo con Giovanni Bulian, i grandi lavori da lui diretti di sistemazione museale e di restauro delle Terme di Diocleziano a Roma. A pochissima distanza dalla già rinnovata Stazione Termini (cfr. n. 202) le Terme di Diocleziano insieme al limitrofo Palazzo Massimo del compianto Costantino Dardi costituiscono il nucleo del Museo Nazionale Romano e cioè il più importante polo archeologico e museografico fuori dall'area dei Fori.
 

per approfondire vai al sito sulle Terme di Dicocleziano
 
 
 

Il lavoro alle Terme di Diocleziano (13 ettari di superficie con numerosi e importanti interventi tra cui la celeberrima Santa Maria degli Angeli di Michelangelo) ha previsto innanzitutto il rifacimento del vecchio Museo romano istituito nel 1889. La nuova struttura è stata progettata con i canoni più aggiornati della moderna museografia e anche con riuscite scelte spaziali, in particolare nella sala espositiva principale caratterizzata da un grande occhio in laterizio che fa da aureola a un gruppo statuario femminile.

Spazio ancora più suggestivo è quello dell' Aula ottagona nell'ex Planetario. Questo spazio è diventato oggi particolarmente suggestivo perché gioca con il meccanismo architettonico dell'entre deux. Dentro la monumentale spazialità lapidea dell'aula romana, Bulian conserva la calotta metallica che era servita originariamente per sorreggere i teloni del planetario. La sottile maglia metallica romboidale crea uno spazio più raccolto e misurato e gli esili pilastri in ghisa che la sorreggono determina un sistema di percorrenze anulari. Ma è soprattutto il contrasto di grana, di scala, di materiale, di riflessione alla luce che è suggestivo. La nuova calotta lucente contro la massa rossiccia della volta fa pensare alle retine d'oro che le donne romane usavano per aggiustarsi i capelli. E' un caso raro dove un architetto sensibile, giocando con la propensione della nostra cultura alla conservazione totale, riesce ad ottenere un esito finale sorprendentemente contemporaneo e dinamico.

Sul fondo della sala, separata dalla cordicella del "vietato entrare" si accede ad una scala che porta ad un secondo spazio, ancora più esaltante del primo. Si tratta di un sotterraneo illuminato da luci radenti che consente di esaminare una serie di strutture lapidee che una volta ospitavano i poveri malati lebbrosi o appestati e che oggi permettono di vivere contemporaneamente almeno cinque livelli archeologici: tra cui un tratto di una strada romana e le mura di un edificio in laterizio, le mura di un edificio pubblico preesistente le Terme del I secolo d.c., le strutture di fondazione dell'aula ottaganoa,, e infine i grossi pilastri che mostrano l'esistenza della struttura adibita nel 1500 a granaio. Uno spazio che Bulian valorizza con un uso deciso di profilati in ferro e lastre di vetro che si alternano a formare parapetti ed elementi del solaio trasparente.





Delimita questo sotterraneo una porta chiusa. Che chiama vendetta e che richiederebbe la nostra task force. La porta in realtà apre su via Cernaia, una via infaustamente realizzata nell'Ottocento e che determina la frattura tra l'Aula ottagona e l'impianto unitario delle Terme. Ora, nonostante da decenni sia stata realizzata una strada sostitutiva (via Parigi) la via Cernaia non è stata ancora chiusa al traffico. Aprire quella porta vorrebbe dire ricostituire l'unità museografica e monumentale delle Terme di Diocleziano e creare nell'ex planetario il naturale nodo di accesso al complesso.
 
 

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